Lo Specchio è.....
Nel 1973 Federico Fellini frequentava assiduamente il mio studio, innamorato com'era dei miei sistemi simbolici e della loro possibilità di applicarli alla sua vita e alle sue sceneggiature.
Ho incontrato Fellini per 20 anni, dal '73 al '93, anno della sua morte. Un giorno Federico mi portò su un pezzo di carta un aforisma cinese che aveva letto in un libro che diceva:
"Il tao è quella cosa che specchia se stesso, mentre specchia l'altro".
Era rimasto affascinato da questo enigma, dichiarava però di non capirlo a fondo, e mi chiese di incidere su un marmo una raffigurazione simbolica che lo illuminasse sul significato dell'aforisma.
Accettai con entusiasmo, mi misi al lavoro, ma mi accorsi che non riuscivo a rendere la doppia specularietà con un disegno. Allora pensai che avrei dovuto fare quella raffigurazione su uno specchio. Ne avevo uno di antiquariato nel mio studio, presi il mio incisore elettrico con punta diamantata e provai a inciderlo. Lo mandai immediatamente in frantumi. Afferrai un frammento e provai più dolcemente e verificai che ero riuscito ad incidere lo specchio senza romperlo.
Con mia sorpresa, vidi che lo specchio, rifletteva il mio naso ma anche il segno che avevo inciso: mi sembrò un prodigio. Mi misi all'opera e incisi uno specchio di 1 metro raffigurante una divinità arcaica medio orientale (foto a sx).
Donai questo specchio a Fellini che ne fu emotivamente travolto e lo tenne nel suo studio a Via Margutta per 20 anni,mostrandolo a visitatori di tutto il mondo che lo raggiungevano.
Mi accorsi che avevo creato un'arte che prima non esisteva, e che era estremamente delicata ed affascinante.
Fellini qualche tempo dopo mi disse:
"I tuoi specchi sono un miracolo: l'arte realistica di una civiltà incorporea".
Una frase che ha riscaldato tutta la mia vita.
Lorenzo Ostuni
2 commenti:
La Rosa sta mettendo le sue gemme...e' la fioritura autunnale...
"La natura e' attingibile da un'intelligenza finita quale la nostra,come in uno SPECCHIO,allo stesso modo in cui [cio' accade] a coloro che si trovano nell'ANTRO DI PLATONE,i quali,voltati osservando il fondo,non essendo loro possibile,rivolgere uno sguardo diretto su di esso,possono contemplare non la LUCE,non le specie e le idee,ma le OMBRE delle specie e delle idee,dove lo SPECCHIO consiste in un corpo diafano,nel quale, non sarebbe possibile scorgere l'immagine se non fosse delimitato dall'opacita' dell'ombra. E cosi' che noi possiamo contemplare il suo volto,se non attraverso i vestigi e gli effetti che troviamo presso la materia".
Giordano Bruno,Lampas Triginta Statuorum,cit. in L'arte della memoria: le ombre delle idee di G.Bruno,Manuela Maddamma,Mimesis,1991,-2001
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